Sta in poltrona a fumare MS

Fine Marzo – primi di Aprile.

Abbiamo finito di fare colazione da una mezz’ora. Il luogo è un posto vicino alle colline della città che dista una ventina di Km. La casa dove viviamo è a ridosso di una roccia di gesso alta circa 270 m.

E una giornata serena. La luce del sole già alta da un pezzo, lieve, mentre guardo fuori dalla porta finestra del grande salone apprezzo l’immaginare aria fresca sul viso tra poco. Inizio a stupirmi ma non ci sto a pensare.

Sono il cuoco della struttura. Gli altri e le altre sono già tutti alle loro postazioni di lavoro, chi alle serre e in campagna, chi in laboratorio a cucire e confezionare tovaglie plastificate, la ragazza addetta in lavanderia.

Anna, la moglie del responsabile è con gatte e gatti, la cagnetta, sta vicino al camino accaso fiamma bassa, in poltrona a fumare MS.

Ho rassettato stoviglie e la cucina, aperto la finestra e dato lo straccio. La strada è lontana un 200 m circa e ogni tanto passa un auto, veloce. Il rumore è gradevole, c’è qualcosa oggi che non capisco; mi sento sereno, forte e voglioso di fare. Nove mesi che sto qua e serenità e voglia di fare non le provo da… non me lo ricordo.

Guardo l’ Anna che spippaglia, fuma soddisfatta; mi sorride. Strano anche questo. O sa qualcosa che io non so oppure mi prende per il culo. Lo fa spesso. Utilizza la sua posizione per sondare, vagliare, osservare e radiografarci tutti e tutte. Poi quando apre bocca son cazzi, prende nel segno sempre è chiaro, sa dove andare a parare. Non fa null’altro che osservare, vagliare e sondare tutte e tutti. Facile per lei colpire il bersaglio e scoprire le nostre magagne, i nostri desideri, le nostre voglie. E’ molto difficile tenere segreti in comunità, segreti nell’animo intendo, di altri segreti mondani e pratici meglio nemmeno pensarci, sono solo bolle di sapone, più o meno spesse, tanto scoppiano in poco tempo.

I segreti anima – li nemmeno, lei guarda e scruta, capisce, è fine, è acuta e poi tre sere alla settimana per due ore filate devi dire come stai. Se menti (e si mente tanto) poi non dura. L’ Anna sa come stai e quindi puff, la bolla si sgonfia.

Le consegno le chiavi della cucina (continua a sorridermi sorniona) e vado in scarpiera a mettermi gli stivali. Mentre scendo gli scalini per la tavernetta mi viene da andare veloce. Mi sento bene e sono abbastanza stupefatto. Non ci sto a pensare. Stivali e giubbotto addosso esco dal salone. Il sole tiepido mi si butta nella faccia. Gli occhi faticano alla luce. Ho il sole basso sulla meridiana. Lo schivo d’istinto ma poi non so cosa succede. Mi fermo per un breve attimo e respiro a occhi chiusi, abbozzo un sorriso, non mi vedo ma so che sorrido.

Mi dirigo verso la legnaia, oltre il pollaio. Di solito mando un fanculo alle galline, le auguro di tirarle presto il collo, tanto sarò io il loro boia. Stamattina non mi stanno sul cazzo. La segatura del cortile con i zocchi di legna sotto gli stivali. Mi accendo una stop senza filtro e aspiro forte, mi brucia nei polmoni e mi piace. Mi sento energetico, forte, sano e tonico. Cosa cazzo succede?

Non lo sapevo ma avevo fatto CLICK, avevo premuto l’interruttore, avevo dato una svolta senza voler dare una svolta, è così che succede. Ora, se chiudo gli occhi e mi concentro sento ancora quel momento, quella forza, quella energia, quel non stare più male. Avevo, senza volerlo fare coscientemente, tolto la mancanza. La mia mente creativa si era attivata, era piena di luce e il loop dei programmi tossici che finora erano in continuo girare dentro me si era quietato. Silenzio mentale.

Il ricordo è dolce, mi fa molta tenerezza ripensarlo adesso. Voglio bene a quel giovane, lo merita.

E’ andata com’è andata e poco conta in fondo. Se c’è una caratteristiche appresa in questi 30 mila anni di vita dove ho fatto due volte il giro della terra (una in ginocchio) è che stare a pensare come sarebbe andata ecc. ecc. è tempo perso.

Per certo so che da quella mattina in poi tutto è cambiato. Poco importa se non nei parametri canonici della comunità, delle strutture e robe così. Ho sempre finto adeguamento per opportunità, anche in seguito però un fatto è certo. Quel momento lì, quel sole e quei rumori, quel non mandare a fanculo le galline e piantare la bietta d’acciaio nel zocco di legna con il martellaccio per spaccarla con la mazza è stato diverso, è stato oltre, è stato trascendente.

Ricordo l’odore di quel tiepido sole.

Ricordo il chiaro.

Ricordo la bocca con un buon sapore e abbraccio stretto quel giovane uomo.

Mi ha dato molte soddisfazioni.

Tiziano G.


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