Christiane F.

Era l’ 11 Luglio 82′.

Le somigliava.

Fisico, vestiti, capelli e portanza.

Si era data il soprannome di un personaggio dei peanuts.

Si metteva gli occhiali da sole anche la notte.

Era magrissima, sembrava biafrica che è una parole che non esiste ma rende l’idea.

Era dolce.

Silenziosa.

Aveva gravi problemi di udito .

Era molto carina.

Era la finale del Mundial.

Poi la stazione di Parma.

Prima il lungomare di Rimini però.

Mi sembrava di morirne la mancanza.

Non ero in grado di gestire.

Non ero fatto per quelle cose.

Soffrii.

Meditai vendetta.

E vendetta fu, almeno all’inizio e almeno all’apparenza.

Ma le donne sono più (…) degli uomini se hanno intenzione di esserlo.

Ci rivedemmo.

Nei sospiri di aliti adulti ritrovammo l’esoterico elisir.

L’Europa a Ferrara.

Le ambulanze.

La prima notte con l’aria condizionata accesa.

Gli occhiali da vista la prima mattina del primo risveglio insieme.

Due quarantenni adolescenti.

Le camomille doppie in camera alla sera.

Il più bel sesso da almeno una decina d’anni.

L’ illusione di aver fermato il tempo migliorandolo.

Malattie diventate patologie.

Quasi senza rendermene conto.

Sembrava Cristiane F.

E la somiglianza ci azzecca un bel po’.

Non riuscire a tirare avanti e simulare.

Simulare.

Simulare sempre.

Quante gioie?

Quanti danni?

Cosa rimane?

Nemmeno una telefonata.

Malinconia fa rima con anarchia.

Eppure era amore.

Oppure un fiore non colto.

O forse si ma da un altra mano.

Faccio che di te ho soltanto un ricordo.

Ora che in mano ho solo cristalli di brina.

Ciao


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