Protagonista: < Volete davvero che vi racconti questa storia? >
Ragazzi: < Certo. Ce l’hai promesso da tanto tempo. >
Protagonista: < Non so neanche da dove cominciare. Va bene, via. >
Sono nato a Cuba. Ero piccolo anch’io sapete? Piccolo come un seme. Già, proprio un seme. Sono stato piantato e coltivato con cura, nel rispetto delle stagioni, annaffiato con amore e speranza. E si, perché non tutti tra di noi ce l’hanno fatta. Ho tanti fratelli che non sono cresciuti. Io si. Sono diventato alto, rigoglioso e profumato. Nel pieno del mio vigore ho cominciato a ricevere le visite di alcuni uomini con il cappello bianco. Mi strusciavano le foglie, annusavano di qua e di la e scrivevano qualcosa su un quaderno. Hanno deciso loro il mio futuro.
La notte parlavo spesso con il mio vicino:
< Allora, come va? >
< Mah ,ti dirò neanche male, anche se non capisco cosa ci facciamo qui, oltre a essere coperti di insetti.>
< Ehi, non ti hanno dato quel deodorante con un profumo strano che li fa cadere tutti in terra?>
< Si, ma secondo me non conta perché ne sono pieno. Ho un prurito del diavolo.>
Mi sono addormentato e al mattino il mio vicino non c’era più. Forse perché si lamentava troppo. Al suo posto c’era un moncone, a rasoterra; non ho capito cosa fosse.
Un giorno, faceva caldo, con il sole a picco, ho sentito un gran rumore e tutti gli uccelli sono volati via. Man mano che il frastuono aumentava sentivo come delle grida. Mi sono reso conto che erano gli altri. Soffrivano, per non so cosa. Ho visto una macchia rossa avvicinarsi, farsi sempre più grande, con delle enormi fauci che ingoiavano quelli come me. Non ricordo altro per un bel po’ di tempo. Forse ho dormito. Quando mi sono ripreso ero dentro un sacco, a pezzettini e per la prima volta nella mia vita ho pianto. Ho urlato, ho chiesto qualcosa a quelli degli altri sacchi perché nel mio si sentivano solo lamenti.
< Ehi, c’è qualcuno che mi può rispondere? Dove siamo?>
Silenzio. Poi dopo qualche secondo…
< Finalmente un idiota che parla! Dove siamo?!? Ma non sai cosa sei?>
< Certo. Sono una pianta, anche alta e bella.>
< Non sei più un cazzo. Siamo in un magazzino. Alcuni di noi vanno verso una distribuzione oppure da un’altra parte>.
< E produzione di che cosa?>
< Idiota, sei già cenere e ancora non lo sai. Vedi quella porta verde? Li ci fanno gli Avana, in quella blu i sigari di media qualità e in quella grigia le sigarette.>
< Ma amico, cosa siamo?>
< Tabacco, cretino e finiremo nella bocca e nei polmoni degli uomini.>
Oddio, che angoscia, che ansia.
< E quanto vivremo?>
< Mah, se ti va bene qualche settimana. Oppure può andarti benissimo e finire in scatole di legno pregiato dove invecchierai insieme a altri fratelli. Il bello della storia è che prima di finirti verrai bagnato nel whiskey. Almeno morirai ubriaco.>
Ho sentito dei passi e il sacco ha cominciato a ballare. Porta verde, porta verde, pregavo. Invece siamo andati verso quella grigia e una volta dentro una grande sala, molto rumorosa. Ho notato che sui macchinari c’era dappertutto il simbolo di uno strano animale di colore giallo. Mi hanno tagliato in pezzettini sempre più piccoli e inserito in tanti tubicini di carta bianca, con un cilindretto di cotone da una parte, color sughero. Sono finito in un pacchetto di CAMEL, cazzo!
Tra tutte le sfighe che mi dovevano capitare proprio in una delle sigarette più vendute al mondo. Beh, il resto della storia lo potete immaginare. Imballaggio, deposito, distribuzione e dettaglio.
E ora sono finito qui, nelle vostre mani.
< Mah, sai cosa ti diciamo> dissero i ragazzi, è una storia talmente bella che non meriti di essere fumato da solo.
< Cosa ne dici di un compagno, magari di una compagna?>
< Mi piacerebbe, non mi sono mai accoppiato.>
< Ecco, ti presentiamo la nostra amica Marja. Ha sicuramente una storia tipo la tua e là dove andrete ve la potrete raccontare. In più ci darete un grande piacere.>
< Del resto non siete nati ne’ sarti ne’ becchini.>
Il destino vi ha dato questo. A noi la gioia a voi il dolore. Ma sappiate che ne è valsa la pena.
< Grazie ragazzi, che piacere, finalmente mi posso congiungere. >
< Tranquillo, il piacere è tutto nostro>.
Tiziano G.

Nasce come seme. Più del “quanto viviamo?” mi turba la domanda :Amico mio cosa siamo?” Che ricorre anche in una biografia di Gengis Khan che più o meno sita “In questa moltitudine che va verso l’ignoto correndo (verso una guerra) chi sono io?”
Grazie! Buona giornata
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Ciao sherazade, apprezzo il tuo commento. Mi sono divertito nello scrivere questa storia. Grazie
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…prego
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