Perché ho scelto di servire in un Club degli alcolisti in trattamento

Perché ho ri-scelto di mettermi al servizio delle famiglie di un Club degli alcolisti in trattamento, oppure di ri – mettermi al servizio delle famiglie di un Club degli alcolisti in trattamento, esattamente. Perché?

Perché la vita fa che le cose succedano, perché il destino non esiste, cioè siamo noi che consci o no compiamo scelte che creano conseguenze e allora diciamo: “così è la vita, era destino”. Perché non sapevo, mentre lo vivevo, che quella prima settimana di sensibilizzazione di 50 ore a Tossignano (BO) nel Marzo 2003 – e mi ha dato l’abilitazione a servitore insegnante di Club – avrebbe creato le conseguenze che mi hanno portato fino qui, a ri – mettermi al servizio delle famiglie di un Club. Perché negli undici anni a seguire ho studiato duramente, ho viaggiato nel Nord e Centro Italia, aggiornandomi, formandomi e apprendendo ho fatto esperienza nel comprendere a fondo l’approccio ecologico sociale ai problemi alcol correlati e complessi (metodo Hudolin). Ho partecipato ad altri tre Corsi di sensibilizzazione di una settimana di 50 ore (Longiano (RN), Correggio (RE), Firenze, questa volta nello staff dei formatori con il ruolo di co – conduttore di gruppo e ho imparato ad ascoltare e ad ascoltarmi. Sono stati molti gli altri giorni e i molti week end di aggiornamento, in luoghi splendidi e salutari con persone splendide e salutari. Ho investito tempo, denaro, risorse e ho fatto bene. Perché era scritto e la penna in mano l’avevo io, che avrei ripercorso la strada del mettersi a servizio. Negli ultimi dieci anni mi sono spesso chiesto: “qual è il mio ruolo qui? Cosa ci sto a fare?” Stavo, sto molto bene, vivo bene eppure c’era qualcosa che… c’era un perché nell’ aria che respiravo e necessitava di una risposta.

L’approccio ecologico sociale ai PAC (problemi alcol correlati) è un approccio alla vita. E’ conoscenza e introspezione, è la chiave verso uno stile di vita in cui è insita la libertà. Servitore – insegnante lo si diventa ma poi accade qualcosa di più, lo si è. Ci si sente. E’ un viaggio in se di conoscenza e liberazione. L’ecologia sociale è pace nelle relazioni, è gentilezza in primis verso se stessi e poi (con non poca fatica) pace esercitata verso l’esterno, verso gli altri, nelle relazioni. La fatica è insita nel percorso, un viaggio con molte fermate e con dubbi che affiorano e tante ripartenze. Questa è una ripartenza.

Non ero conscio che ad aprile dello scorso anno, rispondendo a una richiesta di aiuto avrei ripreso il servizio, cioè ovviamente sapevo cosa stavo facendo ma non immaginavo le conseguenze.

Questa è una ripartenza.

Approfondendo di nuovo il metodo di lavoro del Prof. Hudolin ho visto cose che prima non avevo notato. Ora c’è la rete e con essa miliardi di modi di apprendere, studiare, formarsi e aggiornarsi. Dal 2014 ad oggi è cambiata la consapevolezza di me e del mondo che mi circonda. Ho avuto cadute e mi sono rialzato. Molte cadute e molte rialzate. Ogni volta sempre più forte e più duro, più forti e dure le cadute e più forti e dure le rialzate.

Questa è una ripartenza. Offro nella gratuità ciò che possiedo, la conoscenza del metodo di lavoro. Lo offro alle famiglie che ne hanno bisogno. Il concetto di gratuità è molto importante, è una componente del servire. La gratuità rende liberi e non crea alibi e sottointesi.

Non ho pretese, non ho la pretesa di essere capito e non cerco comprensione e appoggio. La visione sistemica dell’ approccio ecologico sociale ai PAC va molto oltre i Club degli alcolisti in trattamento che sono comunque al centro del metodo di lavoro. La visione è modificare la cultura sociale e sanitaria del territorio dove il Club opera, lavora, vive. Se solo l’un per cento di una comunità modifica il proprio stile di vita nei confronti del bere alcol (per esempio) è già un cambiamento significativo.

Questa è una ripartenza. Un nuovo inizio.  

Essere servitore insegnante in un Club degli alcolisti in trattamento è un attività fuori dagli schemi culturalmente accettati, è fuori da molte convenzioni sociali e infatti ho già ricevuto osteggiamenti e critiche, cosa del tutto normale, se non ci fossero osteggiamenti e critiche allora significa va tutto bene e grazie a questo sento di essere sulla buona strada. Associazionismo e varie forme istituzionali – politiche osteggiano e criticano, perché non sono come vogliono loro e non faccio come vogliono loro. Li capisco e li comprendo, li ringrazio.

Questa è una ripartenza. Un nuovo inizio.

Da Maggio dello scorso anno ho ricevuto richieste di aiuto da famiglie che ne avevano bisogno e ho offerto loro quello che possiedo, che so, che conosco. Con passione ed entusiasmo, con amore e considerazione. Ora ci incontriamo ogni settimana per un ora e mezzo. Abbiamo fondato e dato vita a un Club degli alcolisti in Trattamento.

Sono ripartito e non ho intenzione di fermarmi. Ho visto in maniera introspettiva il mio intento al cuore dell’intenzione e ho guardato. Vedo l’integrità dell’ intento.

Sento che sono fatto apposta, sento che sono qui per questo.

Wayne Dyer nel suo audio libro (e testo) “101 modi per trasformare la tua vita”, in tre affermazioni delle 101 cita il verbo “servire”:

  • Concediti di più e chiedi di meno in cambio. Quando servire gli altri diventa una priorità, inizierai a chiedere all’universo, quotidianamente: “Come posso essere utile?”
  • Pratica la generosità. Le persone che danno volentieri i loro beni e il loro denaro non lo fanno perché “hanno il dovere di dare”. Loro stanno arrivando da uno spazio del cuore speciale che è attratto dal servire e dal condividere. Tutti possiamo dare qualcosa per porci al servizio degli altri e al servizio del nostro io superiore.
  • Lascia che sia l’amore il fulcro della tua vita. In questo caso, non avrai aspettative su come gli altri dovrebbero rispondere ai tuoi atti d’amore. Il tuo sé superiore ti invita a servire e dare senza aspettarti alcuna ricompensa.

Grazie.

Tiziano G.

2 pensieri su “Perché ho scelto di servire in un Club degli alcolisti in trattamento

  1. Metterei una cinquantina di grazie a questo tuo articolo.
    Hai trattato con serietà e con umanità la dipendenza.
    Un argomento tra i tanti che la nostra società di facciata è ipocrita mette sotto il tappeto.
    Conoscere la dipendenza, affrontarla con il sostegno agli altri che tu hai costruito con impegno e studio e’ più di un impegno e’ una missione ( non in senso retorico, ma come impegno svolto con passione).
    Solo un impegno come il tuo da frutti, lavorare con le persone per le persone.
    Una dipendenza non descrive la persona che la vive.
    Quella persona è altro e tu cerchi l’uomo o la donna che per questo soffrono!
    Complimenti!

    Piace a 2 people

Ogni commento è un dono. Entra e condividi. Grazie

Il tuo indirizzo e-mail non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *