La pretesa e la mancanza di autocompassione nelle famiglie con problemi alcol correlati e complessi

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Nel Club degli alcolisti in trattamento in cui ricopro il ruolo di servitore insegnante emergono settimanalmente diversi argomenti. L’approccio ecologico sociale (metodo Hudolin) facilita gli approfondimenti con percorsi formativi alle famiglie che frequentano il Club. Il servitore è “insegnante” per questo motivo. La formazione e l’aggiornamento delle famiglie è importante, direi fondamentale nel percorso verso la sobrietà intesa come stile di vita, un percorso che una volta intrapreso non cesserà mai più. Questi aggiornamenti vengono chiamati S. A. T. di 2° modulo. Le Scuole Alcologiche Territoriali si suddividono in tre moduli, il 2° modulo è dedicato alle famiglie che già da qualche tempo frequentano il Club, hanno evidentemente frequentato la S. A. T. di primo modulo e necessitano un approfondimento su un argomento di loro interesse.

Condivido il testo seguente da me elaborato e scritto che mi è servito a studiare e preparare la S. A. T. di 2° modulo e la presentazione offerta alle famiglie durante un incontro di due ore.

Il clima che si è instaurato è stato empatico e collaborativo.


Quando una famiglia vive la sofferenza correlata all’uso di alcol e/o di sostanze, spesso si trova intrappolata in due atteggiamenti che rendono il cambiamento più difficile: la pretesa e la mancanza di autocompassione.

Cos’è la pretesa

La pretesa è l’aspettativa rigida che le cose vadano come vogliamo, subito. Può rivolgersi verso gli altri (“devi smettere ora, senza errori”) oppure verso sé stessi (“non posso sbagliare mai”). Questa pressione genera frustrazione, rabbia e distanza. Invece di favorire il cambiamento, lo ostacola.

Cos’è la mancanza di autocompassione

L’autocompassione è la capacità di trattarsi con gentilezza, comprensione e sostegno, soprattutto nei momenti difficili. È una qualità propria dell’ intelligenza emotiva, che abbiamo tutti ed è importante per stare bene perché ci aiuta a riconoscere che tutti facciamo errori che creano sofferenze e fatiche prima di divenire lezioni da imparare.

La vita stessa è un continuo percorso di apprendimento ed essere umani vuol dire anche commettere errori, cadere, ricominciare. Quando ci manca l’ autocompassione, diventiamo duri con noi stessi. Ci colpevolizziamo, ci giudichiamo, ci puniamo. Questo ci fa stare peggio e rende più difficile cambiare.

Nelle famiglie può accadere che la pretesa e la mancanza di autocompassione si alimentano a vicenda:

  • I familiari pretendono cambiamenti immediati dalla persona che usa alcol e/o sostanze.
  • La persona, a sua volta, pretende da sé stessa di non ricadere mai.
  • Ogni ricaduta diventa un terreno di colpa e punizione, invece che un’occasione di apprendimento

Il ruolo del Club

Nei Club degli Alcolisti in Trattamento, le famiglie imparano a riconoscere questi meccanismi e a sostituirli con atteggiamenti più sani:

  • Accogliere i limiti e i tempi del cambiamento.
  • Coltivare autocompassione reciproca.
  • Trasformare la ricaduta in un momento di crescita, non di condanna.

Un nuovo atteggiamento

Il cambiamento diventa possibile quando la famiglia intera sceglie di camminare senza pretese, con pazienza e sostegno reciproco. Non si tratta di “essere perfetti”, ma di creare uno spazio sicuro dove sbagliare, rialzarsi e continuare insieme.

Questo è il cuore del percorso: meno pretese, più compassione. È lì che nasce la possibilità di una vita nuova, responsabile, libera non solo da alcol e/o sostanze ma anche da condizionamenti e convenzioni.

Grazie

Tiziano Gioiellieri

2 pensieri su “La pretesa e la mancanza di autocompassione nelle famiglie con problemi alcol correlati e complessi

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