
Era un compleanno, 19 anni.
Guardo questa Polaroid e ricordo perfino gli odori. Il salone grande con le poltrone blu molto comode. Una decina di gatti in qua e in là e il camino nella stanza sopra di cinque gradini. La Lella che li scendeva sullo sfondo. La camicia “Pooh” e i jeans Levi’s, quelli buoni, con i bottoni, non la cerniera. Ero in una Comunità. Una visita inaspettata, non era consentito riceverne ma si vede che me lo meritavo oppure fui opera di buona misericordia dal “Capo”. Curioso che non abbia mai voluto indagare sul permesso consentitomi (o là là che linguaggio desueto per lo più anzichenò stasera). Ero così piacevolmente incosciente e nella posa con il culo a terra c’è quel giovane uomo che conosco da un po’. Le due ragazze in visita erano felici, gioiose e giocose. Io forse facevo il pavone, mi sfugge ma può essere. Invece no, ero io, ero così, guardo l’ obiettivo ed è strano perché non lo facevo mai (ah, che timido mago). Le mani, le dita così composte, tutto naturale. Una posa alquanto “aperta” così come il sorriso. Stavo molto bene e si vede. Iniziavo a godere della nuova giovinezza, gli anni precedenti erano trascorsi troppo in fretta, troppo veloci, troppo un po’ di tutto e bla bla bla. La memoria umana è archivio, file e cartelle depositate accessibili all’ utente amministratore. I computer sono simili alla memoria umana, i pc sono stati creati in origine per sostituire archivi cartacei e mantengono questa originale peculiarità. La memoria umana è lì, esiste e qualcosa (la mente?) pesca più o meno a seconda dei contesti, riemergono file che ci raccontano chi eravamo e elaboriamo il presente in base a questi dati, illusi fondiamo il passato con il presente, illusi, è così che succede e così deve essere, boh, non lo so. Le immagini fermano l’attimo. Il tempo (pare) scorra solo in una direzione e non si può fermare. Il fumo dalla brace di una sigaretta esce e non può rientrarvi. Viviamo il presente ogni microsecondo producendo passato. Illusi, crediamo di vivere nel qui ed ora ma è una cazzata, nel momento in cui poniamo attenzione al qui ed ora è già passato, cenere, cibo per i vermi. Allora a cosa serve il passato? Serve a creare l’ archivio. Non ne possiamo fare a meno, l’ archivio c’è e va bene, divenirne coscienti è un buon inizio.
La foto è bella, mi piace molto, mi piaccio nella foto, mi piacciono i capelli che avevo, ricci, neri, medio lunghi (il “Capo” rompeva il cazzo e a una certa lunghezza ZAC!). Medio lunghi per quanto era possibile. Voglio il refuso e me ne frego dei refusi. Mi sogno spesso come in questa foto, mi sogno con due colori base, azzurro e rosa. Il mio padre spirituale un giorno durante una chiacchierata sui miei sogni (secoli fa) mi fece notare che sono i colori del velo della Madonna e che probabilmente sognavo il mio Angelo custode che in sogno compariva mandandomi segnali. Iniziai a porvi attenzione a questi sogni e forse aveva ragione il mio caro Don Tarcisio.
Non esiste un motivo razionale per cui il mio fisico sia sopravvissuto a tutti gli abusi che gli ho arrecato. Non esiste un motivo razionale per cui sia ancora qui a picchiettare su questa tastiera, non esiste un motivo razionale che mi abbia fatto scampare a una coltellata, ai numerosi collassi, ai black out, allo schivarla e osservarla nelle mie amiche e amici la faccia della morte che si chiama AIDS, agli incidenti stradali, ai tentativi di suicidio (mi fa sempre ridere la parola tentativi correlata a questo contesto, il suicidio) e ai bla bla bla del caso. Ho un cuore che batte e e polmoni che lavorano, sono praticamente senza fegato eppure va a finire che sono ancora qui per un motivo. Va a finire che i motivi hanno volti ed emozioni, va a finire che con l’accettazione avviene la trasformazione, va a finire che trasformarsi è utile, va a finire che va bene che sia ancora qui a picchiettare su questa tastiera. Sono diventato i miei mali e allora va a finire che i mali non sono più mali ma sono trasformati in altro. Se si potessero trasferire queste energie, queste “nuove” forze a chi le vuole. Mi sento spesso come un vaso di terracotta colmo di acqua fresca, troppa per me, non me ne serve così tanta e vorrei assetare chi ne ha bisogno. Ma le persone di rompono e si riaggiustano da sole. C’è solo un intento vero, dietro l’intento a cui poter accedere e porre attenzione, il proprio, quello degli altri non è (per fortuna?) controllabile. 100 desideri non valgono un intento, il cuore dell’ intento è la chiave possibile per la libertà. E’ a disposizione di tutti, posso provare (?!?) a trasferirne la possibilità di trovarlo ma è illusorio anche questo. Ogni persona lo trova quando lo deve trovare, il cuore al proprio intento. E’ un luogo caldo, accogliente e sicuro ciò nonostante per diversi motivi difficilmente accessibile. Abbiamo così tante convenzioni che ci allontanano dal nostro intento… posso tentare di facilitarne la presa di coscienza offrendo l’acqua fresca di cui dispongo, la troppa acqua fresca a cui attingo ogni giorno. Ho la pompa per distribuirla, ho le ciotole pronte ma non basta ed è giusto sia così. Ho fiducia nell’essere qui a prenderne coscienza. La vita come la conosciamo è di una brevità da togliere il fiato ma per qualche motivo non si prende atto che il fatto stesso di sapere che cesserà è un motivo per goderne la libertà. Ogni attimo respirato libero è un attimo degno di essere vissuto. Viviamo in comodato d’uso e ce ne dimentichiamo con molta superficialità. Porre attenzione e vedere è interessante e salutare.
Scrivere è bellissimo. Una potente forma di comunicazione.
Non ne posso e non ne voglio fare a meno, scrivo da che ho memoria e voglio scrivere fino a… non mi è dato saperlo. Sono grato alla foto che avevo in archivio, al giovane uomo e alle ragazze che lo erano venute a trovare. Voglio bene a quel giovane uomo, mi fa tenerezza. Ho imparato ad andarci d’accordo.
T.
Non ci sono commenti e credo sia giusto volevo solo farti sapere che ho letto, perché scrivere è anche uno dei più potenti mezzi per comunicare e lo hai fatto con forza e lucidità.
Ciao
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Grazie @gattapazza, non ci sono commenti (forse) perché ho la privacy un po’ “secca”. Ogni commento è un dono, sapere che hai letto e ne hai trovato piacere è il dono che tu fai a me. Le parole sono solo parole ma se quando assemblate insieme compongono storie che emozionano allora la scrittura ha vinto. Ti invio saluto di pace, amicizia, solidarietà e amore. T.
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Siamo qui per comunicare, scrivere serve a quello, oltre a noi stessi parliamo ad altri esseri umani se non facciamo questo che resta?
Grazie a te🌟
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