Fotoni. Quanti. Spiritualità.

Sono tre parole che so pronunciare, so scrivere, ma non so definire.

Mi incammino verso il margine del sentiero in silenzio. Nel pomeriggio della vita mi tengo per mano senza paura, per quello che significa paura. Senza, appunto.

L’imperfezione è divina come la perfezione. Si dice perfetto cioè privo di difetti ma se il concetto stesso di perfezione e spiritualità sono equivalenti, oppure vanno d’accordo, dov’è l’ossimoro? Sono un fan, un ultras, un tifoso dell’imperfezione nella quale sento e vedo l’altrove. Nel senza nome sento coerenza, nel divino osservo incoerenza, è un nome ma tanto sono solo parole.

Opinioni. Tutto è opinionabile ma secondo me l’ Universo non ce l’ ha un opinione. Sono un diversamente abile delle opinioni? Abilmente diverso da chi e da cosa? Opinion – abile o disabilitato a opinionare?

Osservo questa immagine, un immagine virtuale di un fotone; che sia questo ciò che chiamiamo Dio, Divino, Senza Nome? Se lo vediamo in senso logico Dio non esiste, il Senza Nome e la logica sono cose diverse.

Notti inverse e anche un po’ avverse con nessuna decisione in proposito.

Mi rimbalzano addosso rancori altrui (se di donne possiamo dire altrue?) e vado oltre. Li noto, colgo sguardi ostinatamente fissi e diritti che però sembrano piantati nei miei occhi, sorrido; trascendo, lucido, chiaro, mi confermo chi e cosa sono. Non possiamo avere un passato migliore, di certo il mio passato è il migliore che ho avuto.

Poi vabbè, i fotoni sono una bella scusa su cui scrivere cazzate.

Non ho altro da aggiungere.

T. G.

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